IL CAPITANO DEI GHIACCI
Produzione ISTITUTO LUCE, CINECITTA’ | ART PROJECT
HF4 Produttore associato
Il capitano degli Alpini, Arnaldo Berni, morì in battaglia nel 1918.
Il suo corpo non fu mai trovato.
Ora una spedizione prova ad individuare il luogo che ne nasconde i resti
Lunedì 30 settembre 2019 alle 21.50 su History Channel
Il capitano dei ghiacci è prodotto da Elena Lombardi e Marco Nereo Rotelli per Art Project
con Istituto Luce-Cinecittà, produttore associato HF4, con il Patrocinio del Comune di Mantova e Associazione Mantova Film Commission.
Regia Matteo Raffaelli
Fotografia Marco Petrucci
Editor Lorenzo Muto
Musica Marco Del Bene
Color Alessio Focardi
“I giornalisti non arrivano fino a noi e così le gesta dei nostri soldati che qui hanno veramente del prodigioso non vengono raccontate e si perdono”. Così scriveva Arnaldo Berni, il Capitano Berni, che 101 anni fa moriva in un tunnel sul fronte più elevato della Grande Guerra; il disperso più cercato della storia, il simbolo di una guerra che si è giocata ad alta quota con la battaglia più alta che si ricordi. Una storia che oggi, a distanza di più di un secolo, va raccontata è testimoniata.
A farlo, con la prima visione su History(in esclusiva su Sky al canale 407) il 30 settembre alle 21.50, è Matteo Raffaelli, già premio della critica per Mareyeurs al Migranti Film Festival, con “Il Capitano dei Ghiacci”, documentario prodotto da Marco Nereo Rotelli e Elena Lombardi di Art Project con Istituto Luce Cinecittà, produttore associato HF4, con il Patrocinio del Comune di Mantova e Associazione Mantova Film Commission, che per la prima volta ha visto un dispiegamento di forze che ha coinvolto anche il Corpo degli Alpini, con riprese che hanno toccato la quota di 3.700 metri di altezza, in un arco di tempo di circa 12 mesi.
La Grande Guerra. Le tremende condizioni di vita in montagna: freddo, ghiaccio e cecchini invisibili. L’attacco nemico. E la morte di un ufficiale. Sembra una delle tante, troppe storie tragiche che hanno costellato il conflitto bellico sul fronte italo-austriaco dal 1915 al 1918. Eppure questa storia, la storia di Arnaldo Berni, capitano degli Alpini, è differente. E prosegue ancora oggi.
Arnaldo Berni, ufficiale della 307 Compagnia Battaglione Skiatori Monte Ortler, cadde in battaglia il 3 settembre 1918: aveva soli 24 anni. Con i suoi uomini stava difendendo la posizione di Cima San Matteo, a ben 3.680 metri di altezza, che aveva strappato alle forze austro-ungariche alcune settimane prima, il 18 agosto. Ai primi di settembre le truppe nemiche contrattaccarono violentemente, sottoponendo i soldati italiani ad una pioggia di fuoco impressionante. Berni morì e il suo corpo non venne trovato, rimanendo probabilmente sepolto sotto i ghiacci.
Le ricerche del corpo iniziarono subito dopo la battaglia, ma non portarono ad alcun esito. Alcune persone non hanno desistito dal cercarlo. Una di queste è il tenente colonnello in pensione, guida alpina militare ed esperto di guerra Bepi Magrin, da quarant’anni impegnato a ricostruire le ultime ore del Berni e a trovare il luogo che ne potrebbe nascondere i resti. Ex ufficiale, alpinista e istruttore a sua volta di alpinismo, consulente del Ministero della Difesa per la bonifica delle aree montane dai residuati bellici, Magrin accompagna lo spettatore di History sulle tracce del capitano Berni. Infatti lo scioglimento dei ghiacci, determinato dal riscaldamento globale, potrebbe portare alla luce segreti custoditi tra le montagne che furono teatro di quella battaglia. Due spedizioni sulla vetta del ghiacciaio dei Forni, il più grande d’Italia, ci portano nei luoghi impervi dove gli alpini conquistarono il San Matteo per poi riperderlo. Con l’intento di fare luce sulle molte domande ancora aperte a cento anni dall’inizio delle ricerche, l’esercito italiano e il Corpo degli alpini con Bepi Magrin hanno organizzato una missione ufficiale in quei luoghi per raccogliere ulteriori informazioni sul capitano degli Alpini.
Filmati rari provenienti dall’archivio dell’Istituto Luce-Cinecittà e immagini inedite del ritrovamento di corpi di soldati ormai mummificati raccontano un capitolo sensazionale della cosiddetta Guerra Bianca, la guerra in alta quota che fu una prerogativa italo-austriaca, unica nella storia militare di tutti i tempi.